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Uno
studio sul significato spirituale del Tabernacolo
- a cura del
Centro Comunitario Evangelico Castellanza (VA) -
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Prefazione e Capitolo 1:
Il desiderio di Dio
1.
Introduzione e
Prefazione
1.a Introduzione
1.b Prefazione
2.
Perchè
la strada era così lunga?
2.a Il
nostro desiderio
2.b Il
desiderio di Dio
2.c La
scelta di Mosè
3.
Il santuario
sulla terra e quello nel cielo
3.a Chi
ha il diritto di entrare
3.b Sono
molti quelli che entrano?
1.
Introduzione
e Prefazione
1.a Introduzione
Questo studio sul
Tabernacolo vuole rappresentare simbolicamente il
viaggio di ogni credente dalla sua condizione di
peccatore, nel mondo, verso il Trono di Dio (da
cui appunto il titolo), rappresentato nel
Tabernacolo dallArca posta nel Luogo
Santissimo.
I vari oggetti che trova nel Tabernacolo lungo
questo percorso sono visti come strumenti utili e,
talvolta, necessari per proseguire il cammino
verso la méta.
Lautore sottolinea che, tuttavia,
loggetto fondamentale del Tabernacolo era,
appunto, lArca ed è quello lo scopo e la
mèta del viaggio, ovvero giungere alla Presenza
di Dio, al Suo Trono di Grazia.
Anche il Signore, nel descrivere il Tabernacolo,
comincia dallArca, proprio per sottolineare
limportanza fondamentale per ogni creatura
di incontrare Lui e, come dice H. W. Soltan
Farsi conoscere e condurre alla Sua
presenza e alla Sua gloria è stato sempre il Suo
proponimento e la fede non ha mai avuto oggetto
minore, né minore aspettativa che conoscere
lEterno
Bisogna stare attenti a non perdersi lungo il
cammino, disperdendo forze ed energie per
soffermarsi sugli altri oggetti che, per quanto
importanti, non costituiscono la mèta.
Dio è lalfa e lomega, il principio e
la fine e vuole che non comprendiamo bene questa
verità e fare, appunto, di Lui il nostro alfa ed
omega, il nostro principio e fine, il nostro
tutto. |
1.b Prefazione
Leggendo la Bibbia
dallinizio, la descrizione del tabernacolo
costituisce uno dei primi passi che scoraggiano il
lettore a continuare la lettura.
I
racconti nel libro della Genesi e linizio
dellEsodo sono avvincenti e a volte anche
commoventi, ma, arrivato ad Esodo capitolo 25, il lettore
si sente immerso in una marea di descrizioni tecniche che
non danno la minima soddisfazione allanima.
Il fatto però che queste
descrizione siano state date a Mosè in una rivelazione
grandiosa ed unica da parte di Dio, ci fa capire che
cè un tesoro prezioso nascosto in esse.
Infatti, il
tabernacolo è un messaggio in simboli che ci
spiega tutta la strada che ci porta al cuore e al
trono del Padre celeste.
Il Padre desidera che seguiamo questa strada fino
alla mèta...e questa mèta è il trono. |
«A
chi vince Io darò di seder Meco sul Mio trono, come
anchIo ho vinto e Mi sono posto a sedere col Padre
Mio sul Suo trono» (Apoc. 3:21)
Lo
scrittore di questo libricino è conscio del fatto che
esistono libri più completi su questo soggetto. Infatti,
alcuni di questi gli sono stati di grande ispirazione,
specialmente lo studio Il
Tabernacolo di Sidney
Wilson.
Questo libricino non pretende di competere con suddetti
studi, ma vuole solo mettere in luce i punti più
importanti per la nostra vita spirituale.
Perciò si tralascerà il significato di parecchi
dettagli di costruzione, di numeri e di misure, non per
il fatto che sarebbero privi dimportanza, ma
perché avrebbero complicato troppo uno studio come
questo, e, a volte, anche per il fatto che il Signore non
ha ancora dato luce sufficiente allo scrittore.
Egli non pretende nemmeno di aver dato lunica e
migliore spiegazione di tutti i simboli.
La sua preghiera è che Dio possa usare questo libricino
malgrado i suoi difetti, e che i lettori possano godere
la stessa gioia nel cuore che ha sentito lui mentre
scriveva.
Cornelio
Van Gelderen
2.
Perchè la
strada era così lunga?
«...
E Mi facciano un santuario perché Io abiti in mezzo a
loro»
(Esodo 25:8)
Fu
glorioso il momento in cui il popolo
dIsraele, dopo tante sofferenze, uscì
fuori dallEgitto per incamminarsi verso la
terra promessa.
Rimasero stupiti quando videro che erano arrivati
allaltra parte del Mar Rosso, mentre tutti
i loro persecutori erano sommersi dalle onde.
Cantarono inni di gioia e di lode.
La strada
dallEgitto alla terra promessa non è
molto lunga. Occorrono una decina di giorni
per arrivarci a piedi.
Sappiamo che il
popolo dIsraele impiegò quarantanni.
Presero sentieri tortuosi, ripidi e difficili,
fecero delle soste lunghissime.
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Ciò non era causato dal fatto che fossero ignoranti
della strada giusta. Dio
stesso li guidò così per mezzo della colonna di
fuoco.
Si capisce che spesso si
spazientirono!
Non
avrebbe potuto Iddio, che era stato così potente da
uccidere tutti i primogeniti dEgitto in una sola
notte, che aveva fatto asciugare nel momento giusto le
acque del Mar Rosso, guidarli in breve tempo nel paese di
Canaan, far morire tutti i Cananei e dare il loro paese
in possesso agli Israeliti?
Senzaltro
non sarebbe stato difficile a Dio fare una tale cosa.
Allora, perché non la fece?
2.a Il
nostro desiderio
Noi
abbiamo molte cose in comune con gli Israeliti.
Siamo uomini come loro,
eravamo peccatori come loro, poi un giorno (e
spero che quel giorno ci sia stato nella vita di
tutti coloro che leggono queste righe!),
Iddio si manifestò.
Dimostrò a noi la Sua realtà, il Suo amore.
Cambiò la nostra vita dandoci gioia e pace.
Grandi erano le nostre
aspettative.
Da
allora in poi la nostra vita sarebbe stata sempre
gioiosa, una serie di vittorie e di conquiste.
Alla
fine si sarebbero aperte le porte del cielo, e
tutto sarebbe stato ancora più bello.
Non
vedevamo lora di entrare nella nostra
terra promessa.
Tutti
noi da questa ci aspettavamo cose grandi, pur non
avendola mai vista.
Purtroppo le prime delusioni
vennero ben presto!
La
gioia non era così permanente come avevamo
pensato prima. Oltre alle vittorie vennero anche
le sconfitte. Tanti contrasti sorsero dalle parti
da dove meno ce li aspettavamo.
A
un certo momento ci accorgemmo che non eravamo
nella Terra Promessa ormai tanto vaga e lontana,
ma in mezzo al deserto!
Ci siamo ribellati, esattamente come gli Israeliti.
«Dio, come mai? Mi hai
ingannato! Qui mi trovo in un deserto e non nella terra
che mi avevi promessa!»
Può persino
succedere che desideriamo ritornare alla nostra
vita di prima, come gli Israeliti desideravano
ritornare in Egitto.
|
Dio, che è
tanto grande e potente, non sarebbe Egli
capace di rendere più facile e più corta la
strada?
Non potrebbe
Egli ricolmarci di gioia in ogni momento?
Darci sempre la vittoria?
CERTO!
Allora
perché non lo fa? Ci
deve essere un motivo!
Vale la
pena conoscerlo!
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2.b Il
desiderio di Dio
Ritorniamo
al popolo dIsraele. Cosa desiderava?
Riposo, palme, acqua, carne, latte e miele.
Si, era
bello essere il popolo di Dio nei momenti in cui Egli
dava loro queste cose, ma nei momenti di fame e di
sete era difficile essere il Suo popolo, e ben
presto cominciavano a ribellarsi contro di Lui.
Il loro amore
per Dio era dipendente dalle Sue benedizioni. Non
amavano veramente Dio, amavano
quello che Egli dava loro! |
Non dobbiamo ammettere anche noi che il nostro
amore per Dio in realtà non è altro che
amore per le Sue benedizioni
materiali e spirituali, per
i Suoi doni e la gioia che Egli ci dà?
Israele
vedeva i miracoli di Dio, ma
Egli stesso era per loro come uno straniero.
Non Lo conoscevano, non Lo capivano, non Lo
amavano.
Dio
desiderava avere un vero rapporto con loro.
Desiderava che Lo
conoscessero personalmente, che Lo amassero con
un amore sincero, fondato non sulle Sue
benedizioni, ma su una conoscenza personale del
Suo carattere.
Perciò
disse a Mosè: «Mi
facciano un santuario perché Io
abiti in mezzo a loro»
(Esodo 25:8)
Egli,
lOnnipotente e Santo Iddio, voleva
abitare in mezzo a un popolo peccatore,
egoista, un popolo che nemmeno era in grado di
apprezzare la Sua presenza in mezzo a loro.
Voleva Egli stesso
rendere possibile il contatto fra un Dio santo e
un popolo sporco.
|
Sarebbe stato molto più facile per Lui renderli
contenti con una serie di benedizioni, invece
di correre il rischio di contaminarsi tramite la Sua
Presenza Personale in mezzo a loro.
Caro amico, Dio
potrebbe accontentarti appieno con una serie
interminabile di benedizioni; non Gli costerebbe
nulla, e saresti per sempre allegro.
Ma Dio vuole qualcosa di più, qualcosa che
Gli è costato tutto.
Vuole avere un vero
contatto personale con te, peccatore.
|
È proprio per questo motivo che la tua strada sembra
a volte così difficile, oscura, tortuosa e triste. E
proprio per questo motivo vale la pena di continuare
a seguirla.
2.c La
scelta di Mosè
Mentre Dio spiegava a Mosè il Suo piano damore
per il popolo dIsraele, espresso nel
Tabernacolo, questo popolo costruì un vitello
doro.
Non vollero più il vero Dio invisibile e
onnipotente, ma qualcosa più a portata di mano
da adorare.
Tradirono
il loro Signore che li aveva liberati. Trovarono grande
soddisfazione in questo nuovo culto e fecero una grande
festa.
Perciò Dio voleva distruggere il
popolo infedele, ma nello stesso tempo promise a
Mosè di fare di lui una grande nazione (Esodo 32:10).
Che offerta dilettevole per
Mosè!
Ma egli
rifiutò ed implorò la misericordia di Dio per il popolo.
E il Signore lo esaudì.
Però Dio, pur non distruggendo il popolo, non voleva
più abitare in mezzo a loro.
Disse. «Va
verso il paese che Io promisi ad Abramo,
Io
manderò un angelo davanti a te e scaccerò i Cananei.
Egli vi condurrà in un paese dove scorre il latte e il
miele ma Io non salirò in mezzo a te, perché sei un
popolo dal collo duro e potrei anche sterminarli lungo il
cammino» (Esodo 33:1-3)
Mosè aveva rifiutato la prima offerta di Dio. Come
avrebbe reagito a questa seconda offerta?
Pensiamoci
un po.
Dio offrì al popolo le benedizioni, la vittoria, la
terra promessa, il latte e il miele
ma
senza la Sua Presenza!
Come
avremmo risposto noi? Forse così: «Signore
hai ragione. È troppo rischioso che Tu venga in
mezzo a noi. Ci potresti sterminare! Intanto
siamo contenti che Tu ci dai le Tue benedizioni.
Si, Signore, va bene proprio come dici Tu»
Ma Mosè era stato con Dio sul monte; aveva
capito il piano che Dio Si era proposto.
Egli non poteva più
accontentarsi delle benedizioni di Dio senza Dio
stesso!
Perciò
rispose: «Se
la Tua presenza non viene con me, non farci
partire da qui» (Esodo 33:15)
Mosè rifiutò anche la seconda
offerta di Dio.
Penso che il
Signore abbia sperimentato una profonda gioia nel
Suo cuore: finalmente
cera un uomo che preferiva la Sua Presenza
alle Sue benedizioni!! |
E Mosè fu
esaudito.
Anche tu sei invitato da Dio a fare questa scelta.
È una scelta rischiosa, una
scelta che porterà difficoltà, come le portò anche a
Mosè e al popolo dIsraele.
Però
è lunica scelta che Dio desidera.
È
il Suo piano per te, e in ultimo ne sarai felice.
3.
Il santuario
sulla terra e quello nel cielo
Dio ordinò a Mosè di costruire il tabernacolo: una
tenda che Gli sarebbe servita come casa nella quale
abitare. Doveva essere eretta in mezzo a un popolo
peccatore.
Era chiaro
che non tutti potevano entrare come e quando
piaceva loro.
Per questo
la tenda doveva essere recintata
tuttintorno con un recinto di lino puro.
Questo
recinto formava il cortile intorno alla tenda, come
disegnato nella piantina.
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Nel
cortile del Tabernacolo:
1 Altare
degli olocausti
2 La conca di rame
|
Nel
luogo santo: 3 Il candelabro
4 La tavola
5 Laltare dei profumi
Nel luogo
santissimo:
6
Larca e il propiziatorio
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Il
Tabernacolo nel deserto: - Il recinto delimita la
zona sacra
- Nel cortile si trovavano
laltare degli olocausti e la conca
di rame.
La tenda era divisa in
due stanze:
-
La prima era la più grande e si
chiamava il luogo
santo
- La seconda era più piccola e si
chiamava il luogo
santissimo.
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Nel luogo
santo si trovavano la tavola
dei pani, il candelabro e laltare
dei profumi.
Nel luogo
santissimo si trovava larca, il simbolo della presenza
di Dio, il SUO
TRONO.
Il santuario e i suoi arredi
erano di una grande bellezza ... e nondimeno erano
solo simboli, delle ombre di un altro
santuario, del vero santuario che si trova nei
cieli, il santuario che non è stato fatto da
mano duomo, ma da Dio stesso (Ebrei 9:1.12) |
Salomone
fece un tabernacolo più bello, più grande, più
forte, cioè il tempio. Ma anchegli capì che
non era altro che unombra:
«Ma
è proprio vero che Dio abita con gli uomini sulla
terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono
contenerTi; quanto meno questa casa che io Ti ho
costruita!» (2°
Cron. 6:18)
Anche
Stefano ci dice: «LAltissimo,
però, non abita in edifici fatti da mano
duomo» (Atti
7:48).
È dunque chiaro che il tabernacolo
era solo in simbolo la casa di Dio,
nonostante le potenti manifestazioni di Dio in occasione
della sua inaugurazione (Esodo 40:34-33; Levitico 9:24)
3.a Chi
ha il diritto di entrare
Il tabernacolo aveva tre porte:
la
prima porta dava accesso al cortile,
la seconda al luogo santo
e la terza porta
al luogo santissimo.
Sotto
certe restrizioni, tutti
glIsraeliti che si erano
purificati avevano il diritto di entrare attraverso
la prima porta nel cortile.
Nel
luogo santo
potevano entrare solo i sacerdoti.
Nel
luogo santissimo,
solo il sommo sacerdote
poteva entrare una volta
allanno.
Con qual grande timore il sommo sacerdote si
avvicinava allarca, il simbolo del trono di Dio!
Se
la piena comunione con Dio, anche soltanto simbolicamente,
era riservata una sola volta allanno a una sola
persona, cosa cè da sperare per gli uomini mortali
e peccatori, quando si tratterà di entrare nel vero
santuario celeste?!
La risposta è
chiara: questa speranza non cè.
Nessuno sarebbe
mai stato in grado di entrare nel vero santuario
di Dio, per avere comunione con Lui, non
simbolicamente, ma in realtà.
|
Il desiderio di Dio di
avere comunione con noi, però, è talmente grande, e il
Suo amore per noi talmente infinito, che Egli
stesso ci ha appianato la strada per poter entrare
nel luogo dove vi è la piena comunione con Dio, in
ispirito e in verità, nella realtà del santuario
celeste.
Mandò il Suo
Unico Figlio per aprirci la porta, non solo al cortile
celeste, ma anche al luogo santo celeste e persino al
luogo santissimo celeste.
Il diritto a un tale privilegio
ce lo dà Gesù Cristo.
Possiamo entrare con piena
franchezza (Ebrei 10:19-22). Iddio
ci aspetta al Suo trono.
3.b Sono
molti quelli che entrano?
Potremmo
immaginarci che tantissimi si affollino alla
porta del santuario celeste ormai spalancata
da Cristo Gesù, con il desiderio di essere
salvati e dì avvicinarsi al trono di Dio.
Già in Luca
13:23 incontriamo una persona
che si pose questa domanda: «Quanti
saranno i salvati?».
Temeva che ne sarebbero stati pochi!
Gesù gli rispose: «Sforzatevi
di entrare per la porta stretta».
La porta è aperta a tutti,
ma, in un certo senso, è difficile varcarla,
perché è stretta.
|
|
Dio ha sacrificato il
Suo Unico Figliuolo per darci il diritto di avere piena
comunione con Lui, il diritto di essere davanti al Suo
trono, il diritto alla gloria più grande possibile ... e
solo pochi usano questo diritto.
Del perché ne parliamo in
seguito.
Basta per adesso questa domanda: Vuoi
entrare tu? Hai il desiderio nel cuore, non solo di
essere benedetto,
ma
di avere anche comunione con Dio,
di
conoscerLo personalmente,
di
essere partecipe alla gloria dellOnnipotente?
Allora continua a leggere.
Ricordati che Cristo ha detto: «Io sono la via, la
verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per
mezzo ME»
(Giovanni 14:6).
Egli
vuole essere per te la porta che ti conduce
nel cortile,
nel luogo Santo
e nel luogo Santissimo,
al cuore e al trono
dellOnnipotente.
|
Dio cominciava la descrizione del tabernacolo
con larca, il trono, il posto centrale, la
mèta, per poi descrivere tutto ciò che cera
intorno.
Noi cominceremo dallaltra parte, da fuori,
per poi finire alla mèta, seguendo così il passo
della nostra esperienza personale.
Non dimentichiamo, però, che la
mèta è la cosa più importante!
Sarebbe tragico rimanere a metà strada
È
tragico aver sentito levangelo senza
entrare.
È
tragico andare in chiesa senza entrare.
È
tragico lavorare per il Signore senza
entrare.
È
tragico pensare di servire il Signore, magari come
sacerdote o missionario, senza entrare.
È
tragico aver compiuto dei miracoli nel Nome di Gesù
senza entrare.
Il mondo è pieno zeppo di
queste persone tragiche. Vuoi
entrare tu?
RIASSUMENDO:
La descrizione del tabernacolo, data a
Mosè in una rivelazione grandiosa ed unica da
parte di Dio, ci fa capire che cè un
tesoro prezioso nascosto in essa. Infatti, il
tabernacolo è un messaggio in simboli che ci
spiega tutta la strada che ci porta al cuore e al
trono del Padre celeste.
Perchè la strada era così lunga?
La strada dallEgitto alla terra promessa
non è molto lunga. Occorrono una decina di
giorni per arrivarci a piedi, ma il popolo
dIsraele impiegò quarantanni. Si
capisce che spesso si spazientirono! Certamente
Iddio, che aveva fatto tanti miracoli in Egitto,
avrebbe potuto far morire tutti i Cananei e dare
il loro paese in possesso agli Israeliti. Allora,
perché non la fece?
«... Mi facciano un santuario
perché Io abiti in mezzo a loro». Ecco
il segreto!
Il nostro desiderio
Anche noi, come gli Israeliti, eravamo peccatori,
poi un giorno Iddio si manifestò e cambiò la
nostra vita dandoci gioia e pace. Ora non
vedevamo lora di entrare nella nostra
terra promessa. Tutti noi da questa ci
aspettavamo cose grandi, pur non avendola mai
vista.
Purtroppo le prime delusioni vennero ben presto!
La gioia non era così permanente come avevamo
pensato prima. Oltre alle vittorie vennero anche
le sconfitte. A un certo momento ci accorgemmo
che non eravamo nella Terra Promessa ormai tanto
vaga e lontana, ma in mezzo al deserto! Ci siamo
ribellati, esattamente come gli Israeliti.
Il desiderio di Dio
Cosa desiderava il popolo dIsraele? Riposo,
palme, acqua, carne, latte e miele. Il loro amore
per Dio era dipendente dalle Sue benedizioni. Non
amavano veramente Dio, amavano quello che Egli
dava loro! Israele vedeva i miracoli di Dio, ma
Egli stesso era per loro come uno straniero. Non
Lo conoscevano, non Lo capivano, non Lo amavano.
Dio desiderava avere un vero rapporto con loro.
Desiderava che Lo conoscessero personalmente, che
Lo amassero con un amore sincero, fondato non
sulle Sue benedizioni, ma su una conoscenza
personale del Suo carattere. Perciò disse a
Mosè: «Mi facciano un santuario
perché Io abiti in mezzo a loro».
Sarebbe stato molto più facile per Lui renderli
contenti con una serie di benedizioni, invece di
correre il rischio di contaminarsi tramite la Sua
Presenza Personale in mezzo a loro.
La scelta di Mosè
Mentre Dio spiegava a Mosè il Suo piano
damore per il popolo dIsraele,
espresso nel Tabernacolo, questo popolo costruì
un vitello doro e tradirono il loro Signore
che li aveva liberati.
Perciò Dio voleva distruggere il popolo infedele,
ma nello stesso tempo promise a Mosè di fare di
lui una grande nazione, ma egli rifiutò ed
implorò la misericordia di Dio per il popolo. Il
Signore lo esaudì, ma, pur non distruggendo il
popolo, non voleva più abitare in mezzo a loro.
Egli offrì al popolo le benedizioni, la vittoria,
la terra promessa, il latte e il miele
ma
senza la Sua Presenza!
Ma Mosè , che aveva capito il piano che Dio Si
era proposto, non poteva più accontentarsi delle
benedizioni di Dio senza Dio stesso! Così
rifiutò anche la seconda offerta di Dio.
Il santuario sulla terra e quello nel
cielo
Dio ordinò a Mosè di costruire il tabernacolo:
una tenda che Gli sarebbe servita come casa nella
quale abitare. Doveva essere eretta in mezzo a un
popolo peccatore.
Il santuario e i suoi arredi erano di una grande
bellezza ... e nondimeno erano solo simboli,
delle ombre di un altro santuario, del vero
santuario che si trova nei cieli, il santuario
che non è stato fatto da mano duomo, ma da
Dio stesso
Chi ha il diritto di entrare
Il tabernacolo aveva tre porte: la prima porta
dava accesso al cortile, la seconda al luogo
santo e la terza porta al luogo santissimo.
Nel luogo santissimo, solo il sommo sacerdote
poteva entrare una volta allanno. Se la
piena comunione con Dio, anche soltanto
simbolicamente, era riservata una sola volta
allanno a una sola persona, cosa cè
da sperare per gli uomini mortali e peccatori,
quando si tratterà di entrare nel vero santuario
celeste?! La risposta è chiara: questa
speranza non cè.
Il desiderio di Dio di avere comunione con noi,
però, è talmente grande, e il Suo amore per noi
talmente infinito, che Egli stesso ci ha
appianato la strada per poter entrare nel luogo
dove vi è la piena comunione con Dio, in
ispirito e in verità, nella realtà del
santuario celeste. Mandò il Suo Unico Figlio per
aprirci la porta, non solo al cortile celeste, ma
anche al luogo santo celeste e persino al luogo
santissimo celeste. Il diritto a un tale
privilegio ce lo dà Gesù Cristo.
Sono molti quelli che entrano?
Potremmo immaginarci che tantissimi si affollino
alla porta del santuario celeste ormai spalancata
da Cristo Gesù, ma non è affatto così. Quanto
è tragico questo fatto!
Dio ha sacrificato il Suo Unico Figliuolo per
darci il diritto di avere piena comunione con Lui,
il diritto di essere davanti al Suo trono, il
diritto alla gloria più grande possibile ... e
solo pochi usano questo diritto.
Vuoi entrare tu?
Sarebbe tragico rimanere a metà strada. È
tragico aver sentito levangelo senza
entrare, andare in chiesa senza
entrare, lavorare per il Signore
senza entrare, pensare di servire il
Signore, magari come sacerdote o missionario,
senza entrare, aver compiuto dei
miracoli nel Nome di Gesù senza
entrare.
Il mondo è pieno zeppo di queste persone
tragiche. Vuoi entrare tu?
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